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Olismo:…non basta la parola!

Nella nostra esperienza come studenti di svariati ambiti ( sciatsu, kinesiologia, osteopatia, posturologia, yoga, cranio sacrale ecc. ) abbiamo spesso dovuto rammaricarci che, a fronte di premesse o riferimenti  che sottolineano la stretta interdipendenza degli aspetti energetici, organici e psicologici (per cui dovrebbe essere evidente che qualsiasi modificazione si operi su uno di questi piani dovrebbe esprimersi anche sugli altri), questi sono poi sviluppati ed eseguiti dai vari operatori secondo protocolli statici che si propongono di armonizzare solo i parametri propri di ogni singola disciplina ( logge energetiche, meridiani, dosha, ritmi respiratori, aspetti posturali, campi aurici ecc.) senza la dovuta lettura trasversale delle modificazioni che queste tecniche operano appunto sui vari ambiti della persona. Tale lettura resta poi quasi sempre confinata alle competenze più o meno allenate di riferimento “olistico” dell’operatore e non viene “trasmessa”, attraverso una fase verbale ed un feedback emozionale e cognitivo, alla persona, al vero soggetto ,ricordiamolo, del cambiamento. L’operatore non è sufficientemente  preparato a svolgere la propria parte secondo una piena ottica sistemico relazionale in cui si ponga non tanto come esecutore o “produttore” di effetti quanto come partecipatore di un esperienza trasformativa di sé stesso e della persona che gli sta di fronte. In questo modo crediamo siano pesantemente ridotti gli effetti dell’informazione che viene apportata dalla tecnica e non si sviluppino, se non indirettamente, quelle consapevolezze (percettive, emozionali, mentali) e quella riorganizzazione del sé che tanto si auspica in un lavoro olistico. Da questo dipende inoltre, a parer nostro, il mancato mantenimento dell’effetto trasformativo e “terapeutico” nel tempo. Spesso manca, nello specifico, quella esperienza di lettura degli aspetti analogici che legano l’organo, la sua organizzazione energetica e la sua funzione all’aspetto psichico e relazionale dello stesso e questo  limita in automatico, le potenzialità del lavoro. Ancor meno conosciuti e praticati i contesti conflittuali, biografici e tran generazionali, delle persone che si hanno di fronte e, con questi, i connotati sistemici di cui veniamo a far parte come partecipatori al processo.

Dobbiamo ricordare che in ambiti di lavoro fondati su una informazione e  risonanza energetica è quel che viene incluso nel campo corporeo mentale ed emozionale dell’operatore che “apre” e costruisce interfacce analoghe nell’altro. Spesso i vari operatori non hanno riferimenti che li aiutino ad affrontare varie situazioni dove si richiedono ora queste letture  trasversali ora modalità professionali di approccio ad aspetti personali ed intimi dei loro clienti. Molti operatori, non avendo avuto una formazione adeguata a riguardo, finiscono allora per alienarsi dal seguire gli sviluppi del loro lavoro sui vari livelli e a non sfruttare l’incredibile potenzialità dei processi di feedback (auto poietici) relativi alla persona e al processo di aiuto e di sviluppo della “coscienza”. Molti addirittura, in alcuni momenti, si ritrovano così a dare gratuitamente consigli, pareri o prescrizioni ai clienti, con tutte le conseguenze di un modello ancora lineare e comportamentista di intervento.

Il nostro vuol essere un approccio che superi questi malintesi e sia realmente sistemico sia sul piano tecnico che relazionale.