Con quanto è stato scoperto nell’ultimo secolo sulla struttura dell’atomo e delle particelle, il mondo scientifico ha dovuto chinare il capo alle pretese di oggettività e predittività degli eventi e della realtà come la conosciamo secondo la dimensione comune spazio (oggetti) – temporale (causalità lineare). Da oltre 70 anni la scienza ha acquisito il limite e il dovere, oltreché il diritto, di parlare in termini di descrizioni ipotetiche di realtà e verità possibili ( probabilistiche sul piano matematico), ossia in termini intuitivi, euristici, analogici anziché razionali e deduttivi. Se questo vale per la descrizione dei fenomeni della fisica classica ( che sono sottoposti e validati comunque dall’esperienza comune) vale tanto più per quelli ben più stimolanti, per quanto riguarda lo sviluppo di nuove opportunità gnoseologiche e terapeutiche ( possibilmente alla portata di tutti) della fisica quantistica. Se dobbiamo imparare a sconvolgere il nostro piano dimensionale della realtà per attingere a Potenzialità negate o celate da millenni, dobbiamo anche essere cauti nell’affidarci ad un linguaggio“ scientificamente descrittivo” dei fenomeni della “coscienza quantistica”. E’ solo dall’esperienza personale e nell’interazione che possiamo trovare nuove forme di conoscenza e trasformazione. Tutte le estensioni e affermazioni razionali sono inevitabilmente potenziali illazioni che possono far concettualizzare un processo anziché favorirlo.
Se si hanno ben chiare le oneste domande e tentativi di risposta dei fisici che da Bohr e Newman in poi hanno affrontato il tema delle applicazioni del mondo quantistico unite a quelle dello sviluppo della coscienza ( vedi articoli relativi) e dei campi sottili che organizzano la dimensione materiale dell’individuo, anche la dimensione applicativa delle metodiche che si possono proporre per una reinformazione quantistica di aspetti biologici va altrettanto onestamente delimitata. Se oggi esistono sistemi di misurazione, soggettivi o strumentali, di fenomeni quantici che rappresentano configurazioni individuali relative ad alterazioni energetiche e molecolari disturbanti la salute e che si possono modificare o correggere con approcci manuali, vibrazionali e con diverse apparecchiature, bisogna anche dire però che qualsiasi “correzione” portata dall’esterno, anche se può levare qualche disturbo o far ritrovare alcuni equilibri, non potrà mai sostituire un percorso di re-informazione cognitiva intrinseco al campo biologico e percettivo della persona. Questa trasformazione, che ha certamente bisogno di ben altri stimoli per progredire, è l’unica che può dare “risultati” nel tempo e che una volta acquisita, non si perde più. Di guaritori e di macchine miracolose non ne parliamo più, per favore! O almeno continuiamo a chiederci a chi ed a cosa servono.
Ad un coraggio sperimentale e culturale, anche applicativo, dobbiamo sempre affiancare una cautela ed una responsabilità “metodologica” nei confronti degli interlocutori che troviamo o ci andiamo a cercare. Ci siamo appena riaperti le porte del Cielo, vediamo di non trasformarle subito o solamente nel mercato dei salti e delle guarigioni quantiche. Se anche nella nostra dimensione egoica non possiamo fare a meno di bramare il potere sulla materia o la possibilità di fare dei miracoli, è proprio con l’umiltà e l’accettazione dell’impotenza dell’ego che possiamo cominciare a dialogare con campi di nutrimento e forza veramente “incredibili”.
In un ambito “pedagogico” e di contributo alla consapevolezza e alla salute delle persone dà molti più risultati “evolutivi” renderle consapevoli dei loro vissuti corporei e della loro “unicità biologica” che proporgli le 10 migliori pubblicazioni sullo sviluppo della coscienza quantistica universale. Se abbiamo ben compreso che è solo l’interazione “fisica” dell’organismo ( interazione corporea, emozionale e percettiva) che può favorire sviluppi di ulteriori organizzazioni quantistiche ed evolutive, smettiamola di comprare “metodi” veloci ed infallibili di benessere e guarigione buoni per tutti.