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Le teorie Quantistiche della Mente:da Von Newman a Goswamy

Elenchiamo nella prima parte qui sotto, in modo assai sintetico,INTUITO alcuni dei modelli quantistici della Coscienza ipotizzati sino ad oggi. Questa sezione è tratta, con qualche taglio e qualche aggiunta, dal prezioso lavoro di sintesi allestito da Antonella Vannini che potete leggere per intero in  www.academia.edu : sono qui accennate ipotesi interpretative ma soprattutto alcuni degli studi di neurobiologia che hanno tentato di attribuire fenomeni di tipo quantistico a strutture o fenomeni di interazione cerebrali. Benchè tali ipotesi non godano della verificabilità sperimentale, esse sono assai rilevanti in quanto la più forte contestazione portata da molti autori all’ipotesi quantistica della mente concerne la difficoltà di concepire fenomeni quantistici nelle condizioni di temperatura ambiente del cervello.

Nella seconda parte  riportiamo invece una parte del lavoro di Amit Goswami, noto fisico indiano  che riteniamo fondamentale per la comprensione dei processi esperienziali che possono correlarsi al fenomeno della coscienza, della strutturazione della realtà, della creatività e del libero arbitrio. In corsivo sono riportate alcune nostre focalizzazioni.

 

Modelli Quantistici della Coscienza

  • Il modello di Alfred Lotka: la costante di Planck come linea di confine (1924)

Lotka ipotizza due tipi di coscienza:

  • La prima, da lui chiamata deterministica, corrisponde al mondo esterno dei fatti oggettivi.
  • La seconda, da lui chiamata soggettiva, corrisponde al mondo interiore (qualia).

Secondo Lotka, la coscienza del primo tipo (deterministica) è relativa a tutti quei fenomeni che si manifestano al di sopra della costante di Planck.  A questo livello si ipotizzava che vigessero le leggi deterministiche della fisica newtoniana.
La coscienza del secondo tipo (soggettiva) avrebbe invece luogo al disotto della costante di Planck, dove le leggi della fisica newtoniana non hanno più modo di operare.

 

  • L’ interpretazione di Copenhagen

Secondo il modello proposto da Bohr e Heisenberg la coscienza è una proprietà immanente della realtà che determina, attraverso l’osservazione ed il conseguente collasso della funzione d’onda, tutta la realtà esistente.

 

  • L’ordine implicato  di David Bohm (1950).

Nell’ordine implicato non vi è differenza tra mente e materia, mentre nell’ordine esplicato la mente e la materia si separano.

Nel mondo quantistico  del microcosmo regna l’ordine implicato da cui emergono le possibili realtà. Nel macrocosmo, l’ordine esplicato prende il sopravvento. Secondo Bohm la coscienza coincide con l’ordine implicato. Nell’ordine implicato le particelle prendono forma, si “in-formano” attraverso il collasso della funzione d’onda. Secondo Bohm, ogni particella materiale è dotata di una rudimentale qualità mentale. Il processo dell’informazione, cioè del prendere forma da parte della materia, costituisce il ponte tra le qualità mentali e le qualità materiali delle particelle.

 

  • Herbert Fröhlich: l’ordine dei condensati di Bose-Einstein (1968).

I condensati di Bose-Einstein sono uno stato della materia che si raggiunge a temperature estremamente basse. Questi condensati si manifestano come strutture estremamente “ordinate”, e l’ordine raggiunto è tale che tutte le  particelle, che compongono il condensato, si comportano come se fossero un’unica particella.

Nel 1960 Fröhlich mostrò che durante la digestione tutti i dipoli si allineano e oscillano inmodo perfettamente coordinato. Di conseguenza, Fröhlich ipotizzò che ciò potesse portare,nelle membrane cellulari a temperatura ambiente, alla formazione di condensati di Bose-Einstein.
Una proprietà dei condensati di Bose-Einstein è che essi consentono di amplificare i segnali e di codificare le informazioni, elementi che, secondo Fröhlich, sono alla base della coscienza. Il lavoro di Fröhlich venne ripreso e ampliato nel modello QBD (Quantum Brain Dynamics) della coscienza, proposto da Umezawa e Ricciardi.

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  • J.C. Eccles: gli psiconi (1986).

John Carew Eccles, premio Nobel per la fisiologia nel 1963, scoprì che in tutti i tipi di sinapsi a trasmissione chimica gli impulsi determinano al massimo una sola esocitosi. Con i principi della meccanica quantistica è possibile spiegare la bassa probabilità di emissioni quantiche (esocitosi) in risposta agli impulsi nervosi.

Eccles introduce gli psiconi, particelle di coscienza, che ipotizza abbiano la capacità di connettersi insieme per offrire un’esperienza unificata.
Prove sempre più numerose, secondo Eccles, indicano che il complesso processo dell’esocitosi e la sua natura probabilistica sono governati da transizioni quantistiche fra stati molecolari metastabili. Per Eccles, la mente è un campo non-materiale; l’analogo più simile è forse un campo di probabilità.
La coscienza appartiene ed è evocata dall’attenzione che agisce su aree selezionate della corteccia cerebrale determinandone l’eccitazione.

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  • Nick Herbert: la coscienza pervasiva (1987).

Secondo Herbert la coscienza è una proprietà che pervade tutta la natura, ed è una componente fondamentale dell’universo come lo sono le forze e le particelle.
Herbert giunge a questa affermazione analizzando i principi di probabilità, di assenza di materia  e di interconnessione (entenglement) e questi tre principi sono direttamente collegati alle tre caratteristiche fondamentali della coscienza: libero arbitrio, ambiguità di fondo e interconnessione psichica.

 

Roger Penrose e Stuart Hameroff: ORCH-OR, Orchestrated Objective

Reduction (1989).

Mentre nell’interpretazione di Copenhagen il mondo fisico viene determinato dal mondo mentale (dall’osservazione) attraverso il collasso della funzione d’onda, nel modello di Penrose e Hameroff questi mondi sono separati e interagiscono tra loro attraverso il collasso della funzione d’onda. Secondo gli autori l’insieme dei collassi della funzione d’onda darebbe origine al flusso della coscienza e ad una “orchestrazione”, cioè a processi di computazione quantica che si auto organizzano.

 «Oggi sappiamo che il miglior correlato neuronale della coscienza è la sincronizzazione dell’attività elettrica cerebrale sulle onde gamma (30-90 cicli al secondo). Quando diventiamo coscienti di qualcosa (per esempio, dello squillo del telefono accanto a noi), tutta la corteccia, ma anche regioni più profonde, come il talamo e parte del tronco encefalico, si sincronizzano in circa 25 millesimi di secondo », afferma Hameroff, «Si tratta di un intervallo di tempo – prosegue – difficile da spiegare con la scarica dei singoli neuroni, che è assai più lenta. A nostro parere, qui entra in gioco l’effetto di coerenza quantistica. Tutto avviene al livello dei microtubuli, strutture composte di proteine filamentose che fanno parte del citoscheletro della cellula. I microtubuli non servono solo da sostegno al neurone, ma elaborano l’informazione, attraverso un calcolo quantistico non algoritmico (cioè che un attuale computer non potrebbe svolgere), favorito dalla loro struttura a spirale». I microtubuli convertono possibilità multiple preconsce o subconsce, che coesistono simultaneamente, in percezioni o pensieri specifici, tramite la forma di riduzione prodotta dal collasso della funzione d’onda. A quel punto si passa nel regno della fisica newtoniana, quello che noi possiamo osservare e di cui abbiamo consapevolezza. «La non località quantistica – conclude Hameroff – rende conto dell’unità della coscienza, mentre l’indeterminazione quantistica spiega il nostro libero arbitrio».

Secondo gli autori l’insieme dei collassi della funzione d’onda darebbe origine al flusso della coscienza e ad una “orchestrazione”, cioè a processi di computazione quantica che si auto organizzano.

  •  Karl Pribram: Modello Olografico della mente (1991).

Un ologramma è una fotografia tridimensionale prodotta con l’aiuto di un laser. Per creare un ologramma, l’oggetto da fotografare è prima immerso nella luce di un raggio laser, poi un secondo raggio viene fatto rimbalzare sulla luce riflessa del primo e lo schema risultante dalla zona di interferenza dove i due raggi si incontrano viene impresso sulla pellicola fotografica.
Quando la pellicola viene sviluppata risulta visibile solo un intrico di linee chiare e scure che, illuminato da un altro raggio laser, lascia emergere il soggetto originale. Gli ologrammi hanno 2 caratteristiche fondamentali:  la tridimensionalità ed il mantenimento dell’immagine intera anche in caso di divisione, in due o più parti, dell’ologramma stesso.

Secondo la visione di Pribram, i ricordi non sono “immagazzinati” in qualche area del cervello, ma si celano negli schemi degli impulsi nervosi che si intersecano attraverso tutto il cervello, proprio come gli schemi dei raggi laser che si intersecano su tutta l’area del frammento di pellicola che contiene l’immagine olografica. Secondo questo modello ogni sensazione viene trasformata dal cervello in un’onda e tutte le onde interferiscono tra loro generando così gli ologrammi. Le stesse equazioni utilizzate per analizzare gli ologrammi (le trasformazioni di Fourier) sono utilizzate, secondo l’autore, dal cervello per analizzare i datisensoriali.

 

  • Henry Stapp: Quantum State Reduction and Conscious Acts (1993)

Il modello di Stapp si basa sul concetto che la coscienza crea la realtà (interpretazione di Copenhagen).
Stapp parte dall’affermazione di Von Neumann secondo la quale l’universo è il risultato oggettivo di atti soggettivi (di osservazione) per giungere all’affermazione che ciò che esiste è l’esperienza soggettiva, e che l’unica cosa che possiamo conoscere sono le nostre stesse percezioni.
Il modello della coscienza di Stapp è tripartito:

  1. La realtà è una sequenza di eventi finiti nel cervello.
  2. Ogni evento si traduce in un aumento di conoscenza.
  3. La conoscenza è la conseguenza di sistemi che osservano

 

  • Hupping Hu: la coscienza mediata dallo spin (2002).

Hu sottolinea che lo spin sta emergendo come l’elemento fondamentale della meccanica quantistica.
Hu associa gli spin ai pixel, in questo caso pixel mentali. Il modello della coscienza che ne consegue ha quindi proprietà non-locali e non-computabili.

 

Goswami e la Co-insorgenza dipendente

Da quando la materia è descritta come onda di probabilità il fondamento è capire come, chi e cosa provoca la configurazioneeinstein-intuizione-pensiero-intuitivo di un oggetto o di un evento stabile e misurabile a partire dal caos.

Già per Von Newman nel 1955  la coscienza è condizione necessaria per il collasso della funzione d’onda.

Ora il punto è quindi definire la coscienza. Per il materialismo l’affermazione è impossibile perché la Coscienza è un epifenomeno della materia, la mente stessa è un risultato del cervello e non può determinare un effetto sulla materia.  Secondo l’Idealismo Monistico la coscienza è invece la base dell’essere e delle possibilità. Per Amit Goswamy la scienza è all’interno della coscienza e questa comprende anche la visione materialistica e le interazioni deterministiche.

Non esiste oggettività, ogni scienza, ogni scoperta scientifica, ogni ordine rappresentativo di fenomeni ha diritto sia di rappresentazione che di creazione della realtà. Ogni affermazione, così come ogni aspettativa e conclusione sono autoreferenziali e costituiscono un aspetto del reale.

Le tradizioni autenticamente esoteriche non richiedono accettazioni di dogmi e traduzioni, propongono solo metodi e canali di conoscenza e verifica soggettiva. Esse utilizzano un metodo euristico e intuitivo quanto la scienza all’origine di ogni suo modello. E l’intuizione non da certo una continuità esperienziale e concettuale. La nuova scienza, seguendo l’epistemologia di Feyarabend, può includere l’oggettivo e il soggettivo.

Fu Niels Bohr a comprendere la natura discontinua degli scambi energetici. Come fa ad avvenire il salto quantico di un elettrone da un orbita all’altra? Questo è possibile per la natura ondulatoria degli elettroni per cui l’elettrone collassa istantaneamente in un orbita, in un punto o un altro secondo onde di possibilità. Schroedinger scoprì le equazioni a cui obbediscono le onde di possibilità ( funzioni d’onda o sovrapposizioni coerenti). Siccome la costante di Planck (h) è piccolissima, nel mondo macroscopico la natura quantistica, l’indeterminazione e la natura probabilistica, sono nascoste: nei limiti delle grandi masse il comportamento tende alla fisica classica ( Principio di Corrispondenza). Ad essere determinate sono solo le probabilità e la coscienza fa collassare l’attualità da queste possibilità.

Sappiamo inoltre, dalla fisica quantistica, che il collasso discontinuo di un onda di possibilità è istantaneo, quindi non locale.

Per Bohm e Bell l’aspetto ondulatorio della realtà è trascendente, agisce dall’esterno dello spazio-tempo e ha effetti all’interno. Alain Aspect con il suo esperimento dimostra che esiste anche un altro mondo al di là del materiale.

La coscienza, per determinare quale configurazione coerente è materiale non può essere fatta di possibilità quantiche, è quindi necessariamente immateriale. Von Newman e Wigner la intesero come aspetto mentale, quindi ancora irrimediabilmente dualistico.

Per un lungo periodo la coscienza e la mente sono stati considerati epifenomeni emergenti del cervello, formati da atomi e particelle. Goswamy arriva, fondamentalmente attraverso l’esperienza meditativa, a concepire la Coscienza come preesistente alla mente, al cervello, all’esperienza: essa è tutto e sceglie fra le possibilità a disposizione. Le interazioni materiali determinano tutte le possibilità materiali ( causalità dal basso) ma la Coscienza fa collassare un evento reale ( causalità dall’alto). Questo non è però “prodotto” da Dio. La Coscienza sceglie una realtà e fa collassare la f.o. solo in presenza di una consapevolezza mentale, ossia di un campo di esperienza.

La realtà  si rivela così  all’interno di un esperienza che porta dall’inconscio al conscio, dall’implicato all’esplicato, dall’indiviso al separato. Tutto ciò comporta una divisione implicita tra soggetto e oggetto: una dualità. Per le Upanishad l’intero appare diviso a causa di Maya, l’illusione.

La divisione tra soggetto e oggetto intrinseca all’esperienza e alla consapevolezza avviene attraverso la così detta Co-insorgenza dipendente , concetto ben presente nella filosofia buddhista). Il soggetto ( sé quantico) che scieglie il collasso co-insorge in dipendenza degli oggetti della consapevolezza. E’ l’autoreferenzialità che ci condanna a vederci separati dagli oggetti, ma è solo apparenza, ed è nel momento in cui ristrutturo me come soggetto e l’esperienza come oggetto che ricado nella maya. Stando solo nella coscienza ci si libera dell’autoreferenzialità. La Coscienza quindi non è individuale. Nei nostri cervelli ha luogo una misurazione quantica autoriferita che struttura la memoria. Quando si incontra uno stimolo la prima volta non vi è memoria, la Coscienza insorge liberamente scegliendo le possibilità quantiche. Questa è per Goswamy la Consapevolezza Primaria. Le successive misurazioni si riflettono nello specchio della memoria precedente che produce una sovrapposizione di possibilità quantiche dando la Consapevolezza Secondaria dell’esperienza. Questa è condizionata dalla precedente. E’ questa memoria quantica che crea l’identità personale, la falsa impressione di individualità. Noi scegliamo solo nello stato non ordinario della coscienza unitaria, non in quello ordinario dell’ego.  E’ in questo senso che in tutte le tradizioni “tutto dipende dalla volontà di Dio”. La duplice natura umana, quella egoica,materiale e quella spirituale, quantica, così separate e connotate negativamente la prima nelle religioni e la seconda dalla scienza, sono in realtà fondamentali e necessarie l’una all’altra. La creatività è l’incontro tra il sé quantico e l’ego. Questa si sviluppa attraverso slanci intuitivi che avvengono in contesti esperienziali discontinui e che sono preparati da elaborazioni inconscie di possibilità e traduzioni  adattative che si confrontano con l’identità dell’io e del mondo precedenti. ( vedi anche la posizione idealistica e costruttivistica di Jean Piaget). In mancanza di nuovi contesti esperienziali la creatività si blocca.

Insomma: noi costruiamo e cambiamo il  mondo e la “realtà materiale” quando acquisiamo un esperienza nuova ( parte del Tutto esistente) senza la “partecipazione” del pre-conosciuto e pre-organizzato a livello dello strumento cerebrale (fase quantistica) e successivamente la “ri-misuriamo” evitando di identificarci con l’esperienza e come  attori dell’esperienza stessa. Ciò comporta che qualsiasi pre-definizione da parte di alcuno, di quale oggetto o risultato spetti all’esperienza in atto, impedisce il manifestarsi di ciò che, in potenza, può accadere. In qualsiasi ambito relazionale si può accedere alla nascita di un nuovo percetto realmente trasformativo della mente e del suo substrato biologico solamente rinunciando ad esserne il soggetto, l’artefice, rinunciando a conoscerlo prima e resistendo a ri-conoscerlo e attribuirselo dopo.

Riguardo alla natura di Dio è lo stesso principio di Indeterminazione ( oltre alle evoluzioni della Teoria del Tutto) che ci dice che un “Dio Indiviso” esiste ma la sua dimostrazione a livello logico e umano è impossibile. Allo stesso modo sempre ben difficile avere risposte sull’esistenza di un’anima individuale e/o universale su un piano logico. Sono possibili entrambe.

La maggior parte dei fisici obbietterebbe che il cervello, che comunque deve esistere per il collasso, non può essere un sistema quantico come vale solo, su macroscala, per laser, superconduttori e superfluidi, in quanto lavora a temperatura ambiente e in rumore termico, o comunque che fenomeni quantici possono esserci solo a livello “micro” ( vedi le ipotesi di Pribram e di Penrose). Goswamy afferma che l’amplificazione che avviene tra il micro ed il macro, tramite la quale il cervello offre alla coscienza una sovrapposizione di possibilità distinguibili tra cui scegliere (esperimento di Tony Marcel) è gerarchicamente intricata quindi autoreferenziale. Esistono anche percezioni inconsce, subliminari, dove non vi è il collasso della f.o.

Egli insiste anche sulla dimostrazione che non esiste  un cosmo manifesto finchè un essere senziente non lo osserva e, a sostegno, riporta l’esperimento di John Wheeler 1983 sulla scelta ritardata, verificabile anche secondo Hemuth 1986 ed estensibile su scala cosmica.

Tutto ciò torna a ribadire il così detto Principio Antropico Forte ( Barrow e Tipler ’86) secondo cui tutto ha un senso se accettiamo una finalità della creazione legata alla fruibilità creativa del mondo stesso connessa all’osservatore, al senziente che attua, attraverso la sua coscienza di essere separato dal tutto, la condizione per una sovrapposizione quantica e per la strutturazione dell’Universo materiale macroscopico. Anche l’aspetto cronologico, che impone un Dio creatore separato per il teologo ed una assenza di finalità per lo scienziato neodarwinista, può trovare una soluzione secondo la fisica quantistica accettando che il creato che vediamo sia quanto, tra le possibilità quantistiche a disposizione, è stato collassato fin dal primo organismo che ha avuto coscienza di esistere come separato dall’ambiente e dal tutto.